sabato 9 ottobre 2010

Intervistiamo: Paolo Ghioldi

Paolo Ghioldi, alpino, Presidente del Coro ANA di Milano dal 1997. Dopo il servizio militare, poco meno che trentenne entra a fare parte del coro sezionale e dieci anni più tardi ne ricoprire la carica più prestigiosa. Ogni alpino ricorda come è arrivato ad intraprendere questa avventura e ha la sua storia da raccontare. Come è avvenuto, nel suo caso, l’incontro con gli alpini e il coro ANA?

A casa mia, fin da piccolo, quasi tutte le domeniche con mamma, papà e fratello era un classico la gita fuori porta. La meta principale era Maccagno, località di villeggiatura sulla sponda lombarda dell’alto lago Maggiore. Qua la casa della nonna ci ospitava e numerose erano le gite in montagna, sia quelle appena alle spalle del paese, sia quelle più lontane in terra elvetica. L’alternativa a Maccagno era la gita in Grigna, al Pian dei Resinelli, alle Betulle, in Valtellina, in Val Vigezzo. Pertanto la montagna a casa mia era sempre elemento di grande interesse e godimento. Inoltre lo zio Paolo Re era un accademico del C.A.I. e pertanto con lui sia d’inverno che d’estate le gite in montagna erano un rituale. Don Luigi Re, fondatore della casa alpina di Motta, ero lo zio di mia mamma, pertanto tra Campodolcino e Motta eravamo di casa. Un altro mio zio, Carletto Re, è stato un grande scalatore, ha aperto una via lungo il Cervino. Inoltre i miei genitori adoravano i cori di montagna, una buona scorta di dischi, allora 78giri, erano spesso suonati sul grammofono di casa. Le canzoni le ho imparate quasi tutte, la mia mamma me le cantava anche come ninna nanna, le abbiamo cantate in pullman andando in gita, le abbiamo cantate sui tornanti in macchina per evitare spiacevoli episodi a causa delle curve. Insomma la montagna a casa mia non mancava mai, anche se abitavamo a Milano in Foro Bonaparte. Con questa overdose di montagna non potevo che desiderare di andare alla leva nelle truppe alpine. E infatti sono riuscito a farmi mandare prima a Merano per il C.A.R. e poi a Silandro, nell’Art. da Montagna, servente al pezzo. Terminata la Naja nel 1978 ero talmente saturo di montagna, neve, freddo, muli, divisa, guardie che proprio non volevo più sentire. Però al cuor non si comanda … e ho ricominciato a frequentare le vette e la voglia di coro, la voglia di alpinità bussava regolarmente nel mio intimo. La zia Anna, che abitava in via Mac Mahon, mi parlò allora di un signore che lavorava c/o la drogheria dove andava a far la spesa, un certo … Giuseppe Farina, lo conosci? Il quale cantava in un coro milanese. Me lo presentò, ci parlammo e, detto fatto, la sera successiva ero al cospetto dello “stato maggiore” del Coro A.N.A. di Milano a provare la voce. Da qua l’assunzione nel coro nel settore dei baritoni, era l’Ottobre 1981, 29 anni fa.

La manifestazione alla quale universalmente siamo più legati è senza dubbio l’annuale Adunata Nazionale. Chiunque (in attesa della successiva) ne ricorda una più caramente di altre. Quale è stata la sua prima Adunata e quale oggi ricorda tra le altre e perché?

La mia prima Adunata fu nel Maggio del 1982 a Bologna. La prima, dicevo e pertanto quella che non scorderò mai. Non avevo proprio idea di cosa potesse essere l’Adunata degli Alpini. Devo dire che me la sono goduta in un modo fin quasi morboso, non ne volevo sapere di tornare a casa, è stato troppo bello, difficile da spiegare le emozioni e le sensazioni che si possono provare in un’occasione come quella.

Essere Presidente di un coro e riuscire a fare combaciare questo con la propria attività lavorativa non deve essere facile. Nel corso degli anni, ha avuto merito di prendere parte attiva nella realizzazione per il Coro di diversi eventi, spettacoli, tournee all’estero. La sua professione è proprio in questo ambito, quanto è impegnativo riuscire a portare a compimento eventi del genere? Quali le difficoltà maggiori?

Essere presidente del Coro A.N.A. di Milano è un onore grande per me. Quando mi è stata ventilata questa ipotesi devo dirti che un lieve “mancamento” c’è stato. Poi supportato alla grande dal maestro e amico Massimo Marchesotti, veterano del gruppo, ho cominciato la mia avventura con entusiasmo e dedizione. Organizzare eventi per il coro … direi che la questione ha 2 aspetti. Uno estremamente semplice, arriva al coro l’invito per un concerto, si definiscono le regole per l’ottimizzazione dello stesso, il gioco è fatto. Quando però devi partire con l’organizzazione di un evento come quello che ci ha portato circa 10 anni or sono in Canada e Stati Uniti, oppure 2 anni fa in Australia … beh la questione si fa’ molto più spessa. Non è tanto l’organizzazione del viaggio, anzi quella è la mia quotidianità in quanto, come ricordavi tu, si tratta della mia attività lavorativa. Il problema grosso è la ricerca degli sponsor, la ricerca del supporto economico, che ci permetta di arrivare alla meta senza far spendere 1 solo euro al corista, questa è la nostra mission, la tournee si fa’ ma il corista non deve avere costi. Le istituzioni socio/politiche italiane se una volta erano forse più generose, ora non lasciano intravede un euro. Le regioni autonome italiane riescono spesso ad elargire quattrini per i loro cori, bande, fanfare in occasione delle loro tournee. In Lombardia purtroppo gli enti locali hanno interessi di tutt’altra natura che non supportare un coro all’estero. Pertanto si tenta di andare a bussare alle porte amiche, ossia in aziende, banche, associazioni, enti vari dove hai un referente di tua conoscenza al quale tentare di comunicare la filosofia del perché del nostro batter cassa. La fortuna poi arride agli intrepidi e grazie alla generosità di tanti amici siamo sempre riusciti a finalizzare le nostre aspettative di viaggi, organizzando tournee di grande prestigio.

Qual è la prima cosa che le viene in mente se dico: "Coro A.N.A. Milano"?

Il gruppo, la amalgama che ci lega, l’amore per la stessa unica cosa, il canto, che da 61anni, circa 45 persone condividono e senza interruzioni portano avanti con dedizione e grande professionalità. Queste persone che 2 volte alla settimana si trovano per le prove, 11 mesi all’anno, dedicando gratuitamente il loro tempo libero al canto. Le trasferte, i concerti, le messe, i momenti associativi che ci chiamano e dove puntualmente arriviamo con grande passione e gioia. Passione e gioia che il nostro grande maestro Massimo Marchesotti da una vita trasmette a tutti noi. Sono assai grato al nostro maestro per il suo enorme contributo che quotidianamente dona per il bene del coro. Lo ricordo sempre con grandissima stima e tanto affetto!


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